SURPRISE

SURPRISE, group show

ARTSY SHOW

Apertura mostra 19 settembre 2024, dalle 16.00 alle 23.00

Un evento inatteso, una mostra inconsueta, se sarete fortunati la sorpresa vi pervaderà.

Primo e più evidente boulversament sarà quello che genererà l’osservare DAVIDE MARIA COLTRO – inventore del quadro elettronico – intervenire sulle sue tele elettroniche. Mostra a cura di Valentina Bianchi, che scrive: “La sorpresa è un’esplosione di attenzione. I Quadri Mediali di Davide Maria Coltro possono sorprenderci perché sfuggono a certe aspettative di staticità, univocità, e permanenza su cui la pittura spesso si basa; ma più della texture, del soggetto, del trattamento della luce, ciò che le tele sovvertono è la distribuzione della nostra attenzione. Non basta uno sguardo per coglierne la presenza, l’esistenza. Per loro natura di flussi variabili e ininterrotti, i quadri non possono che essere esperiti in modo parziale: non importa quanta concentrazione dedichiamo loro, delle tele possiamo assistere a una serie finita di momenti. L’esposizione dei Quadri Mediali non rappresenta il momento conclusivo della creazione artistica, ma uno spaccato sul processo. Ogni opera funge da canale aperto tra l’artista e la spettatrice, consentendo al processo creativo di continuare anche oltre il momento della mostra. Gli schermi sono finestre sul flusso randomico programmato dall’artista e cambiano costantemente, seguendo alcuni parametri prestabiliti.

Il secondo paradigma da sovvertire riguarda il colore, PAOLO BASSO vi propone la sua ricerca sul colore e sul nero assoluto che sfocia e si condensa in un termine: ACRONIMOCROMIA e si manifesta in un video e in una serie di stampe fine art. Paolo ha scritto un-quasi-trattato sull’argomento. Se la semplice visione dei lavori vi apre a curiosità forse potete trovare modo di soddisfarle.

Non vado oltre. In ogni caso quel che è certo che ogni artista di galleria presente in SURPRISE sarà ri-leggibile, magari nel dialogo spregiudicato fra opere, in maniera inconsueta se non sovversiva: è il caso di MARGOT QUAN KNIGHT che sfiora il mondo digitale per dipingere la scomposizione in pixel di conversazioni skype o per fissare ambienti vissuti quotidianamente ma  frantumati in una scomposizione post-cubista.

La mostra include lavori di Piero Gilardi, Vittorio Messina, Santissimi, Daniel Spoerri, Jelena Vasiljev, Fabio Viale, Erwim Wurm

Buona visione!

 

Fine mostra prevista per il 18 ottobre 2024

DAVIDE MARIA COLTRO // QUANTUM LANDSCAPES // THEPHAIR

Davide Maria Coltro solo show
Apertura 3 maggio 15.30-19.30
Inaugurazione 4 maggio 2024, ore 21.00
ART NIGHT fino alle ore 24.00
3-4-5 maggio Art-Breakfast 10.00-12.00 — 15.30-19.30
Via Cervino 16 – 10155 Torino

 

3 4 5 maggio 2024
THE PHAIR 
OGR, Torino – Sala Fucine, Corso Castelfidardo, 22

 

Dai MEDIUM COLOR LANDSCAPES all’ASTRAZIONE MEDIALE, Davide Maria Coltro, accreditato come pioniere dei nuovi media grazie allo sviluppo del Quadro Mediale, dalla fine degli anni Novanta ha sviluppato una ricerca poetica dai contenuti estetici sorprendenti, rinuncia consapevolmente ad ogni tecnica espressiva tradizionale assumendo devices, bit, pixel come unici materiali da porre in relazione tra loro con la ferma volontà di rimanere in continuità teorica e storica con la pittura.

Nel 2003 Coltro proponeva in galleria a Torino i MEDIUM COLOR LANDSCAPES, paesaggi come risultanti di un esercizio del vedere in rapporto alla storia dell’arte. Visioni alterate cromaticamente, in un cortocircuito che rende omaggio alla stagione del “Pittorialismo”, un approdo a stesure monocrome che fanno vibrare la lirica del colore. La fisicità con cui le sue opere si porgevano allo spettatore è sempre stata vicina alla pittura anche se in due accezioni molto diverse: nella cosiddette “Filiazioni”, stampate in esemplare unico su carta fotografica e ricavate da momenti irripetibili del flusso e nei Quadri o Moduli Mediali – interamente progettati e prodotti dall’artista per piegare la tecnologia alle esigenze della sua ricerca poetica. L’esito inconsueto è percepibile anche ad uno sguardo superficiale e questa apparente facilità di lettura ha generato un ampio consenso di pubblico. Nel 2011 Coltro presenzia alla Biennale di Venezia con un’installazione di dimensioni considerevoli dal titolo Res-Publica I, composta da 96 Moduli Mediali ed un flusso di centinaia di icone di paesaggio che trasmette da remoto alla sua opera in perenne mutamento. Negli ultimi anni l’artista distilla ancora la sua produzione ponendosi domande fondamentali sulla pittura elettronica, approda all’ASTRAZIONE MEDIALE, restituendo esperienze visive ancora una volta inedite quanto originali, nuove connotazioni astratte e sintetiche in un codice dove il tempo diventa “materia pittorica” che danza con la luce ed il colore delle superfici mediali. Il Museo MAGA di Gallarate e la Fondazione Antonio Calderara celebrano questi esiti con due mostre personali, proponendoli in originale continuità teorica con la grande ricerca astratta del Novecento.

 

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Davide Maria Coltro (Verona, 1967) è artista e ricercatore. Tra le istituzioni nazionali e internazionali che hanno ospitato o acquisito le sue opere si ricordano: la Galleria Civica di Trento, la Galleria d’arte Moderna Achille Forti di Verona, la GAM di Verbania, il Museum of Modern Art di Mosca, Padiglione Italia Arsenale alla cinquantaquattresima Biennale di Venezia, GASC Villa Clerici di Milano, Künstlerhaus di Graz, Collezione Paolo IV di Brescia, Fondazione Lercaro di Bologna. Nel 2023 VAF Fondazione / Stiftung dedica una monografia all’opera completa dell’artista. Nel 2024 il Museo MAGA produce una mostra personale che esplora l’Astrazione Mediale e che sarà in seguito ospitata dalla Fondazione Antonio Calderara mentre il MART di Rovereto espone le sue opere figurative della serie Arborescenze. Vive e lavora tra Milano ed il Lago Maggiore.

Elizabeth Aro // atelier aro

ELIZABETH ARO solo show
Inaugurazione 25 gennaio 2024, ore 18.00-21.00
Via Cervino 16 – 10155 Torino
La mostra sarà visitabile fino al 12 aprile 2024

 

Dopo aver messo al centro dell’ultima mostra Handle With Care la sua riserva d’arte – il proprio magazzino – Pietro Gagliardi, d’intesa con l’artista argentina Elizabeth Aro, presenta negli spazi di Via Cervino ATELIER ARO, una mostra ricca di opere inedite.

Chi ha dimestichezza con gli studio visit degli artisti sa che nessuna mostra può riproporre e trasmettere la freschezza che si coglie durante un incontro di artista nel suo studio. ATELIER ARO si propone di ribaltare questa idea ricreando in un contesto altro, rispetto allo studio dell’artista, la stessa spontaneità con cui si interagisce e si scoprono le opere nel suo laboratorio. 
Ho visto Elizabeth al lavoro alle prese con decine di metri di rami fogliati che avrebbero in seguito formato LABYRINTH – un’opera fra le più iconiche create dalla Aro su invito di Domenico Maria Papa, Direttore Artistico di Art Site Fest 2023 –. L’impressione che mi è rimasta è che fosse impossibile non perdersi fra centinaia di foglie, ritagliate e cucite a mano, con mano esperta, in un prezioso velluto liscio realizzato dalla maestria unica e storica di Redaelli 1893. Una materia, il velluto, che da sempre scatena e fertilizza la creatività dell’artista e che trasmette con naturalezza, prima allo sguardo e poi al tatto, l’idea di bellezza.
Dice la Aro: in molte civiltà il labirinto rappresenta l’itinerario che l’Io deve percorrere per raggiungere la saggezza, dopo aver superato una prova, come un rito di passaggio. L’uomo viene messo alla prova perché è l’immagine spaziale di una situazione in cui bisogna superare una prova rischiosa ed è il simbolo di una realtà della vita: ne puoi uscire vittorioso o sconfitto. 
Non resta che provare.

Visitando l’atelier di Elizabeth si può facilmente consolidare l’idea che fili, rocchetto, forbici, e velluti di pregio siano la tavolozza d’elezione con cui si esprime, ma è meglio non fermarsi alla prima impressione. Nella ricerca quotidiana, fotografia, video, pastello, matita, carboncino, sanguigna, vetro, incisione, e poi ancora parole – di altri –, tutto concorre a riempire la giornata di lavoro di Elizabeth, a far emergere un sentimento coeso, un pensiero unico e poliforme, un’esperienza etica in cui l’artista invita l’uomo a riflettersi.
Elizabeth usa le mani. I manufatti che riempiono gli anfratti del suo studio vengono da lei manipolati e rimanipolati, l’impressione che ne ricavi è che non siano mai ultimati, la realtà è che lei stessa è spettatrice dei suoi lavori, li indaga, li impregna col suo sguardo e con il suo contatto, alla fine ti offre di fare altrettanto. Così i suoi lavori diventano il tuo cibo o i tuoi vestiti e, anche tu, provi il brivido di essere autore.
Dal 25 gennaio e fino al 12 aprile, la possibilità di immergersi nell’opera di Elizabeth Aro attraverso un contatto non paludato e non stereotipato sarà un’esperienza coinvolgente. Da non perdere.

Elizabeth Aro è un’artista interdisciplinare argentina. Nata a Buenos Aires, si è laureata in pittura presso la Scuola Nazionale di Belle Arti Prilidiano Pueyrredón e frequentato storia dell’arte presso l’Universidad Nacional de las Artes (UNA). Ha vissuto in Spagna per quindici anni. Attualmente vive e lavora a Milano. Le sue opere sono in musei e spazi pubblici e privati in tutto il mondo. Aro utilizza il tessuto, quasi sempre velluto, per creare installazioni site-specific. La sua produzione si caratterizza anche di disegni, gouache e foto. Molte delle sue opere sono installazioni che modificano la percezione dello spazio da parte dello spettatore. L’artista ritiene che la rottura degli stereotipi di genere sia un importante passaggio culturale, così come lo è una maggiore consapevolezza dell’impatto dell’uomo sugli equilibri della Natura indagando anche temi legati alla formazione dell’identità e alla memoria. 

PAOLO BASSO // Mitosi n.20

In contemporanea alla mostra ARO ATELIER la galleria presenta un’installazione video di Paolo Basso: MITOSI N.20
Se in un quadro l’aspetto statico della cromia – dice Paolo Basso – sembra suggerire la fine del colore fra una pennellata e l’altra, nelle mitosi – in biologia riproduzione cellulare dove una cellula madre genera due cellule figlie – il colore non muore ma cambia forma, si riproduce senza avere continuità in un ciclo infinito in cui la staticità non esiste.
Paolo Basso (Cuneo 1982). Già tecnico di Laboratorio medico sanitario e musicista, Da alcuni anni si dedica alle arti visive dove con uno spirito da poeta-ricercatore fertilizza il suo talento con le esperienze passate fissando sempre più in là gli obiettivi di sperimentazione digitale.

 

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GLASER/KUNZ, FABIO VIALE // ARTE ALLE CORTI

5 ottobre 2023 – 6 gennaio 2024
ARTE ALLE CORTI è un percorso espositivo di installazioni e sculture di arte contemporanea, nelle corti dei grandi palazzi storici di Torino.

Progetto ideato da Silvio Ferrero
A cura di Olga Gambari

 

GLASER/KUNZ
Palazzo Birago di Borgaro, corte
FABIO VIALE
Palazzina Marone Cinzano, giardino
Fabio Viale – Stele

 

Mostra diffusa, arte dinamica che si sviluppa all’aperto, attraverso 13 corti e 3 giardini della Torino aulica e istituzionale. Corti come gallerie, come palcoscenici, come luoghi d’arte, capaci di mettersi in gioco e di accogliere e dialogare con opere artistiche.
Arte alle corti è da vivere come una passeggiata en plein air, spostandosi a piedi e con una mappa in mano, lungo un ideale fil rouge che collega diversi punti del centro cittadino, attraverso l’architettura aulica. È un modo per conoscere e impossessarsi di un territorio spesso sconosciuto, seppur quotidiano e familiare, reso scontato dall’abitudine e dall’incapacità di guardarsi realmente attorno. Il progetto, infatti, si rivolge prima di tutto ai cittadini stessi, oltre che ai turisti: un pubblico invitato a entrare in questi meravigliosi scrigni, trasformati in scene aperte grazie all’arte.
Glaser/Kunz – Homeless

 

Sono anche coinvolte le gallerie di arte contemporanea in quanto, oltre all’Accademia Albertina di Belle Arti, rappresentano la fucina-laboratorio delle nuove realtà artistiche emergenti.
In ogni tappa del percorso è stata attivata una ben studiata dialettica di connessione/contrapposizione spaziale e estetica fra le opere e le caratteristiche specifiche degli ambienti. L’abbinamento e l’incontro tra opera e luogo crea nuovi scenari immaginari, nati dalla combinazione produttiva di elementi inaspettati. Scaturiscono suggestioni che fanno rileggere arte e architetture, donando loro vite diverse, secondo anche la visione teatrale propria del Barocco, il cui fine era la meraviglia tramite l’illusione scenica.
 
Fabio Viale – Stargate

 

Arte alle corti non è solo una manifestazione internazionale di arte contemporanea, ma può considerarsi anche uno strumento con cui generare ricadute economiche positive attraverso le spese che il pubblico, cittadini e turisti, attiverà sul territorio lungo il percorso urbano d’arte. È un evento che quindi può generare impatti di natura socio-culturale, ma anche economica.
Con il patrocini di Regione Piemonte, Città di Torino, Città Metropolitana di Torino

Richi Ferrero // Uomini Pietra

22 novembre, ore 18
visitabile fino al 30 novembre
Via Cervino 16 – 10155 Torino
Ufficio stampa: gio.zerboni@gmail.com 0039 338 2002220

 

Un avvenimento raro… una galleria d’arte contemporanea espone il suo magazzino. Centinaia di opere chiuse, imballate e nascoste alla vista vivono nell’attesa di essere chiamate in scena per essere attori nella loro fissità, staticità. In galleria avviene così – frequentemente – un processo osmotico fra il magazzino e l’area espositiva. L’ultima mostra – Handle With Care – materializza e mette a fuoco questo processo.

 

 

Richi Ferrero, fra gli artisti presenti nella mostra con alcune opere in cui si riconosce la sua cifra stilistica, un efficace impasto di luce, magia e provocazione, valica la porta del magazzino e rende ora il magazzino stesso protagonista.
Il Magazzino è un luogo metafisico.
Tra le innumerevoli casse accatastate ce n’è una evidentemente mal chiusa dalla quale la creazione che conteneva ne è uscita e si è fatta immagine depositandosi nello spazio immagazzinata nell’aria. Una rara sorpresa. L’opera ha un nome “Uomini Pietra”.
Di cosa si tratta? Come sanno quelli che conoscono il modo di procedere di Richi Ferrero si tratta di molte cose, di scultura, di luce, di video. Di spettacolo. Da non perdere.
L’appuntamento è per il 22 novembre alle ore 18.00. Si replica fino al 30 novembre al calar del sole.

 

Video Ideato e diretto da Richi Ferrero
Musiche originali di Tax Farano
Realizzazione video di Claudio Paletto

 

2 Richi Ferrero Immagini Video Uomini Pietra
4 Richi Ferrero Immagini Video Uomini Pietra
3 Richi Ferrero Immagini Video Uomini Pietra
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HANDLE WITH CARE

Group show con Davide Maria Coltro, Paolo Consorti, Giuliana Cunéaz, Richi Ferrero, Piero Fogliati, Glaser/Kunz, Santissimi, Jelena Vasiljev, Fabio Viale

 

Inaugurazione 26 ottobre 2023, ore 18.00-21.00
Via Cervino 16 – 10155 Torino
La mostra sarà visitabile fino al 20 ottobre 2023
Apertura straordinaria
2-5 Novembre 10.00/19,30 
Art Coffee Breakfast: 3-5 Novembre ore 10.00/12.00 
Torino Art Night: sabato 4 Novembre ore 18.00/23.00

 

Sostenere che il magazzino è il cuore pulsante di una galleria può sembrare un azzardo. Non lo è se il riferimento è al magazzino della Gagliardi e Domke a Torino. 
Nei grandi spazi post industriali il magazzino di Via Cervino 16 e l’area espositiva vivono in simbiosi e si contaminano quotidianamente. 
La consultazione dell’archivio è una pratica a cui ricorre frequentemente Pietro Gagliardi, che sente l’obbligo di liberare e far transitare dal magazzino verso gli spazi espositivi della galleria, le opere in esso custodite, aprendole a sempre nuove esperienze di mise en place, porgendole allo sguardo del visitatore in una reiterata epifania. 
Nasce così l’ultima mostra, un Group Show: HANDLE WITH CARE, con opere di Davide Maria Coltro, Paolo Consorti, Giuliana Cunéaz, Richi Ferrero, Piero Fogliati, Glaser/Kunz, Santissimi, Jelena Vasiljev e Fabio Viale. 
Fra le opere esposte, singolare l’aderenza al tema della mostra dell’opera MOBILES di Davide Maria Coltro,  che azzera in maniera disarmante ogni problematica di display connaturata in ogni lavoro  mediale – che si disvela spesso troppo essenziale o troppo scenografico – e si inventa invece come scultura-oggetto e infine imballo. 

Emblematica ed ironica l’opera SNORKELING di Richi Ferrero. Spedita dall’artista alla galleria, senza imballo attraverso il servizio di Poste Italiane, ed arrivata sorprendentemente indenne a destinazione. Guardatela a luce spenta e accesa per scoprirne la trasformazione e rivelarvi un temperamento istrionico come quello del suo autore. Vi strapperà un sorriso. Qualcuno penserà ad una critica all’arte povera. Non è così, casomai è un’opera che ammicca.
Nelle scorribande frequenti fra casse e scaffali nacque qualche anno fa una mostra OUT OF THE BOX in cui erano presenti opere di Paolo Consorti, una o due di queste, PEACE e BILLIONAIRE, ci offrono l’opportunità per riflettere su quanto gli artisti riescano ad esse perennemente attuali. Queste opere evocano infatti, col linguaggio dell’arte, le tristi realtà di Gaza o di Cutro. 

Drammaticamente attuali continuano ad essere Glaser/Kunz con JAKIE & GEOFF, della serie di videosculture HOMELESS. 
Dei Santissimi riscopriremo la loro attitudine di conservare, come in formaldeide, un’umanità generata dalla loro memoria (c’è stato un tempo in cui eravamo così piccoli?). 
“Umana” appare anche LA MACCHINA CHE RESPIRA di Piero Fogliati, qui la meccanica di cui è fatta viene dimenticata nel momento in cui si esperienza l’opera ad occhi chiusi.

 

Con Giuliana Cunéaz – THE GOD PARTICLE – faremo un’immersione all’interno della materia.
 
Di materia, ma di marmo e di leggi fisiche, parliamo quando vediamo di Fabio Viale la piccola AHGALLA (quella grande, famosa, è nell’atrio della galleria). 
Per ultima, di Jelena Vasiljev, vedremo una di tre sculture della serie MI CHIAMO JELENA VASILJEV COME CHIUNQUE ALTRO. Una sola, le altre sono… ingabbiate nel display della mostra LOG: R – D – A di Daniele D’Acquisto che, inaugurata in Via Cervino il 14 settembre, è infatti prorogata fino al 12 gennaio 2024.

DANIELE D’ACQUISTO // LOG: Ricerca – Display – Archivio (RDA, DAR, RAD, ADR, ARD, DRA, DRRA, RADR, RRAAD, RRADDA, DARRAD…)

 

Inaugurazione 14 settembre 2023, ore 18.00-23.00
Via Cervino 16 – 10155 Torino
La mostra sarà visitabile fino al 20 ottobre 2023
Prorogata fino al 12 gennaio 2024

 

Estratto dal testo di Michele Bramante per il catalogo di prossima pubblicazione.
Il mondo è dato nello spazio continuo, che per D’Acquisto è la materia stessa della scultura […]. Quando un frammento della realtà viene trasformato in volume puro perde ogni legame con la sua esistenza ordinaria […] Per scoprire delle insospettate affinità dovremmo guardare alle nature morte di Cézanne, al suo realismo articolato per mezzo delle forme solide (ma non astratte) del cilindro, della sfera e del cono, e alle sue proverbiali mele, che lo interessavano meno come soggetto che come pretesto figurativo per dare sostanza al volume attraverso il colore. Il tronco che D’Acquisto deposita tra gli elementi di un’installazione è appunto un cilindro scultoreo, senza implicazioni di altro ordine. […]
Lo spazio denso si modella intorno alle cose come se ne prendesse il calco, ma continua senza interruzione tra l’interno e l’esterno del loro perimetro, unendo e fondendo i corpi. L’apparente vuoto che li separa è parte integrante dell’insieme scultoreo. Le “Strings” (stringhe) di D’Acquisto sono la materializzazione, sotto forma di spessi e flessuosi nastri, della continuità nello (e dello) spazio. […]

Se gli oggetti comuni terminano la loro vita precedente entrando nel dominio della scultura, trovano qui la propria rinascita. Tutto ciò che concerne la nuova esistenza è essenzialmente spaziale e agisce retroattivamente sull’intera memoria degli oggetti. La cronologia dei loro movimenti, delle interazioni fisiche con le altre masse, delle trasformazioni interne e della ristrutturazione spaziale degli ambienti in cui agiscono, confluisce nelle condizioni raggiunte allo stato attuale. […] Lo stato formale che si osserva è il calco delle azioni impresse dal tempo in continuo riassestamento. […]

La mostra LOG (R-D-A) aggiorna al presente lo stato delle opere di Daniele D’Acquisto e, nello stesso tempo, riassume il suo particolare concetto di scultura esteso all’esperienza cumulativa della ricerca sulle forme. Il termine “log” proviene dal linguaggio informatico. Corrisponde a un registro degli eventi che si verificano durante l’uso di un dispositivo elettronico. Il file serve dunque a raccogliere una memoria operativa. Per analogia, l’esposizione e il modo specifico in cui appaiono le opere – che D’Acquisto chiama display (D), mutuandolo ancora dall’informatica – uniscono e fissano in una determinata rappresentazione le dinamiche spaziali memorizzate fino a quel momento dagli oggetti.

Dal punto di vista formale non tutti gli oggetti riescono però a comunicare la propria intrinseca unità con gli eventi trascorsi. Le opere d’arte, in particolare quelle espresse dalle tecniche tradizionali come pittura e scultura, sono consegnate, una volta compiute, a un momento temporalmente isolato, concentrato nell’istante in cui manifestano idealmente il loro completo significato agli occhi di chi osserva. […] In LOG (R-D-A), le installazioni che impegnano il nucleo principale della mostra sono realizzate assemblando le casse che servono a conservare le opere negli intervalli di tempo in cui non sono esposte, durante gli spostamenti da una sede all’altra o nel deposito della Galleria. Il volume delle casse è dunque strettamente connesso da una parte con la memoria spaziale di ciò che devono contenere, dall’altra con gli ambienti in cui sono di volta in volta spostate e collocate. La loro funzione è essenzialmente unita, quindi, non solo alla forma che possiedono, ciò che le rende scultura (l’oggetto è fabbricato in un certo modo per adempiere efficacemente al proprio scopo), ma anche alle dimensioni fisiche e temporali dell’opera al loro interno e della Galleria. Il loro valore cronologico si rende immediatamente evidente nell’unità tra forma e funzione.
Affisse alle casse ci sono le foto delle opere, come quando è necessario riconoscerne il contenuto una volta arrivate a destinazione dopo un trasferimento, o per individuarlo facilmente quando sono stipate in un magazzino. Assemblati nelle installazioni i parallelepipedi proseguono la ricerca (R) di Daniele D’acquisto sulla plasticità degli oggetti comuni. Visti nel loro sedimento mnemonico, immettono nella forma il tempo accumulato. La catalogazione per mezzo delle foto e il rapporto con la vita delle opere aggiunge alla funzione primaria dei contenitori anche quella dell’archiviazione (A).

 

[…] L’indagine sulla morfologia della scultura assorbe lo spazio circostante della Galleria. Qui casse e opere sono contenute, sia durante l’esposizione, sia quando tornano oggetti d’uso. Anche la Galleria accede pertanto a tutte le fasi: prima come deposito ordinato ((A)rchiviazione), poi venendo plasticamente organizzata insieme agli oggetti che vi sono esposti ((R)icerca), infine come scena dell’esposizione ((D)isplay). Ogni cosa possiede contemporaneamente differenti modi di esistere, tra loro intercambiabili e sovrapponibili. Attraverso lo spazio corre un raggio d’azione continuo che unisce e genera l’uno dall’altro i diversi momenti. Detto in simboli, la serie senza fine delle possibilità intercambiabili suonerebbe RDA, DAR, RAD, ADR, ARD, DRA, DRRA, RADR, RRAAD, RRADDA, DARRAD, etc… nella quale opera-oggetto, casse-installazione e spazio espositivo si scambiano in continuazione le parti di (R)icerca, (D)isplay e (A)rchivio. Le ricorrenze di questa serie danno quindi il titolo alle altre fotografie che si trovano sulle pareti della Galleria. […] Le bande metalliche che tagliano le immagini simboleggiano il nastro adesivo che nella realtà tiene ferme le fotografie ai contenitori, ma svolgono anche lo stesso compito delle stringhe che misurano e attraversano lo spazio divorando oggetti.

Anche il vuoto ha un preciso senso plastico. Tutto fa parte di un’unica costruzione: il profilo degli oggetti che definisce le singole identità scultoree, i pieni e i vuoti creati dalla loro presenza e assenza, le relazioni spaziali trascorse e presenti. Al di fuori degli imballaggi le opere riconquistano la propria unità formale. D’Acquisto le distribuisce nelle sale in modo spoglio e discontinuo, per mettere in evidenza il ruolo fondamentale che assume lo spazio architettonico in chiave scultorea.

Strings è una porzione in scala ridotta di un’installazione più ampia. La versatilità e la misura variabile di questi nastri è inclusa nel loro concetto, poiché la lunghezza può essere estesa o interrotta a piacere per appropriarsi di uno spazio relativo, commisurato all’invasione del luogo in cui scorrono. Un lembo della stringa si allaccia alle travi della Galleria trascinandola nella propria dimensione formale.
Dal punto di vista linguistico i tracciati audio di D’Acquisto si comportano come la figura retorica della sinestesia: materializzano il suono in un blocco visibile e tangibile. Le cosiddette “forme d’onda” che registrano graficamente l’ampiezza dei segnali audio vengono proiettate nelle tre dimensioni per diventare, ancora una volta, scultura. La registrazione di GoRe – Ok Huston, We’ve had a problem here… (mono) estende l’orizzonte e il sentimento spaziale allo smarrimento cosmico provato in orbita dagli astronauti della navicella Apollo 13, costretti a un rientro di fortuna sulla Terra dopo l’aborto della missione di allunaggio a causa della rottura dei serbatoi dell’ossigeno.
Le sagome astratte del ciclo Regola (E1, D1 e B1) sono lembi di spazio strappati dai contorni di un mobile, lo stesso su cui scivolano e penetrato i nastri di Strings. L’area intorno alla piccola credenza prende corpo come uno stampo in negativo sui bordi dell’oggetto, compattandosi in segmenti e solidi geometrici che a loro volta cercano l’equilibrio con il luogo in cui fluttuano.

FABIO VIALE // MONU MENTUM

Until 1 September 2023
Porta di Milano at Terminal 1 of Malpensa Airport
Curated by Matteo Pacini
The Malpensa installation shows monumental works by Fabio Viale decorated with tattoos typical of Russian criminals or with Japanese Irezumi, such as: Yours will be ours (2022), a replica of the fist of a Roman statue, Venus (2017), a reference to the Venus di Milo, Laocoonte (2020) and Torso Belvedere (2020) which refer to the originals exhibited in the Vatican Museums, Souvenir David (2018), an imposing head inspired by the famous sculpture by Michelangelo.

 

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GLASER/KUNZ, FABIO VIALE // SEMBRA VIVO!

26 maggio 2023 – 8 ottobre 2023
Palazzo Bonaparte, Roma
https://www.mostrepalazzobonaparte.it/mostra-sembra-vivo

 

Dal 26 maggio all’8 ottobre si terrà la mostra “Sembra Vivo! / Sembra vivo!” dedicata alla scultura iperrealista, presente a Palazzo Bonaparte a Roma, Italia. Si tratta della quattordicesima tappa di una serie di mostre “50 anni di scultura iperrealista” organizzate dall’Institut für Kulturaustausch, in Germania. In precedenza è stata già esposta in Spagna, Messico, Australia, Paesi Bassi, Germania, Azerbaijan, Taiwan, Belgio e Francia.
Le sculture iperrealistiche emulano le forme, i contorni e le texture del corpo umano o di singole parti del corpo e creano una convincente illusione visiva della fisicità umana.Basata su una selezione di circa 30 sculture iperrealiste di 26 artisti internazionali pionieri, la mostra illustra lo sviluppo della figura umana nella scultura iperrealista negli ultimi 50 anni.
Fabio Viale e Glaser/Kunz sono tra gli artisti presentati con le loro opere “Venere Italica” e “Jonathan”.

 

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“Una volta, di ritorno da un viaggio a Roma, ho contemplato l’istinto dell’uomo di vandalizzare le opere d’arte, soprattutto quelle più famose… La produzione e la diffusione commerciale dei souvenir riecheggia il desiderio dell’uomo di possedere questi simboli – anche se solo come oggetti banali prodotti in serie. Le mie opere intitolate Souvenir… raffigurano il vandalismo di opere famose… esprimono il desiderio di possedere un feticcio, una replica di un’opera d’arte, anche se solo in polistirolo” – dice Fabio Viale.
Jonathan, una scultura cinematografica realistica, nonostante l’incidente, l’appassionato collezionista non aveva intenzione di perdere l’opportunità di partecipare all’anteprima di Art Basel.
Né la galleria né l’opera erano presenti a Basilea 2009, quindi come accedere alla fiera principale ed esibirsi con Jonathan? Facile, con le tessere VIP io, Daniel Glaser e soprattutto Jonathan il collezionista, ci siamo presentati all’ingresso: il check-in è stato facilitato perché le persone al cancello pensavano che Jonathan fosse reale!
Le porte si sono aperte prontamente e abbiamo iniziato il nostro giro per il quartiere fieristico, attirando l’attenzione e provocando chiacchiere con il pubblico e fingendo di ottenere informazioni su opere potenzialmente interessanti dalle gallerie. Sì, Jonathan parla! 
Il problema è sorto quando abbiamo voluto lasciare la fiera, poiché Jonathan ha terminato la carica della batteria e ha rivelato chiaramente a tutti di essere solo un’opera d’arte… e le persone al cancello non ci hanno permesso di uscire, pensando che quest’opera dovesse rimanere all’interno del quartiere fieristico. È lunga la storia di come ce la siamo cavata, ma alla fine siamo potuti uscire e tornare a casa”.
Un bel racconto del gallerista Pietro Gagliardi, a riprova di quanto la gente fosse abituata al comportamento estremo dei collezionisti, che avevano bisogno di essere presenti a tutti i costi, per mettersi in mostra, commerciare e immettere denaro nel sistema dell’arte nel primo decennio del XXI secolo.

 

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From May 26 till October 8 an exhibition “Sembra Vivo! / It looks alive!” dedicated to hyper-realistic sculpture, present at Palazzo Bonaparte in Rome, Italy. This is the 14th stop of a series of exhibition “50 Years of Hyperrealistic Sculpture” organized by the Institut für Kulturaustausch, Germany. Before it’s been shown already in Spain, Mexico, Australia, Netherlands, Germany, Azerbaijan, Taiwan, Belgium and France.
Hyperrealistic sculptures emulate the forms, contours and textures of the human body or singular body parts and create a convincing visual illusion of human physicality.Based on a selection of around 30 hyperrealistic sculptures by 26 pioneering international artists the exhibition displays the development of the human figure in hyperrealistic sculpture during the last 50 years.
Fabio Viale and Glaser/Kunz are among the presented artists with their works “Venere Italica” and “Jonathan”.
“Once on my return from a trip to Rome, I contemplated man’s instict to vandalize works of art, especially the most famous ones..the commercial production and diffusion of souveniers echoes man’s desire to possess these symbols – even if only as massed produced trivial objects. My works title Souvenir.. depict the vandalism of famous works.. express the desire to own a fetish, a replica of an artwork, even if only in Polystyrene”-says Fabio Viale.
Jonathan, a lifelike Cinematographic Sculpture, is an exalted art collector confined to a wheelchair. The passionate collector had no intention, despite his accident, of missing the opportunity to attend the Art Basel preview.
‘Neither the gallery nor the work were present at Basel 2009, so how to access the main fair and perform with Jonathan? Easy, with VIP cards myself, Daniel Glaser and most importantly Jonathan the collector, we showed up at the entrance: check in was facilitated because people at the gate thought Jonathan was real!
Doors opened promptly and we started our tour through the fair grounds, attracting attention and provoking chats with the public and pretending to get information about potentially interesting artworks from galleries. Yes, Jonathan speaks! 
The problem raised when we wanted to leave the fair, as Jonathan finished the battery charge and revealed clearly to all to be just an artwork…and people at the gate did not allow us out, thinking this work needed to remain within the fairgrounds. A long story to tell how we managed, but ultimately we could leave and go back home!’
A nice story by the gallerist Pietro Gagliardi, to prove how much people were used to extreme behavior of collectors, who needed to be present no matter what, to show off and trade and put money into the art system in the first decade of the 21st century.