J&PEG // MISTICA // The Phair
GAGLIARDI E DOMKE ritorna alla fiera di fotografia The Phair con uno spazio interamente dedicato al nuovo progetto dei J&PEG
MISTICA
18 – 19 – 20 giugno 2021
11.00 – 20.00
Torino/ Padiglione 3 Torino Esposizioni / Parco del Valentino
Il 18, 19 e 20 giugno, in contemporanea con The Phair, in galleria, gli artisti hanno allestito un set, quasi una performance, che svela e consente di approfondire molti dettagli della loro ricerca <– FINO AL 16 LUGLIO !
J&PEG: LA NECESSARIA RIDEFINIZIONE DEL CONCETTO DI IMMAGINE
di Livia Savorelli
Nel nostro presente caratterizzato dal frenetico scorrere delle immagini, come è possibile descrivere, attraverso una rappresentazione fotografica, la complessità dell’essere umano? Che valore possiamo riassegnare all’immagine laddove la tecnocrazia, rendendo sempre più labile il confine tra reale e virtuale, ha imposto una ridefinizione dei meccanismi sociali di interazione e di riformulazione del nostro stesso essere?
Quante volte ci siamo realmente chiesti cosa ci fosse dietro la superficie di quelle immagini che vediamo scorrere quotidianamente nel web e nei social network? Quante volte abbiamo riflettuto su quanta “realtà” fosse connaturata in esse e se questa contemporanea platea dell’umanità – esposta alla mercé del nostro bramoso sguardo – rappresentasse davvero uno spaccato dell’“essere” oppure piuttosto dell’“apparire”?
Volti, corpi, oggetti del quotidiano, le nostre stesse azioni, scorrono e sono consumati nel tempo di un like e relegati nel luogo più remoto della rete, consegnato irrimediabilmente alla dimenticanza di una dimensione senza tempo né luogo.
Il web e i social divengono una sorta di vaso di Pandora che una volta scoperchiato manifesta, in tutta la sua evidenza, il malessere che pervade la nostra società. Da questa analisi, muove la ricerca di J&PEG – duo attivo dal 2008, composto da Antonio Managò e Simone Zecubi – che con la serie Mistica porta ad un nuovo livello di riflessione l’analisi antropologica che ha sempre caratterizzato la sua ricerca. Essa si appropria della logica della macchina e dei dettami che il mondo tecnologico impone per mettere a nudo la falsificazione e la conseguente trasfigurazione che la nostra identità subisce nella realtà virtuale, che semplifica e rende superficiale tutto ciò che in essa viene inglobato.
Ritorna, rispetto alla nota produzione precedente, il concetto del mascheramento, torna il tessuto – che prima occultava l’identità rendendo tutti protagonisti della rappresentazione che gli artisti teatralmente mettevano in atto – ma con un’accezione totalmente inedita, così come lo è l’attenzione per l’oggetto sia esso accessorio o elemento caratterizzante l’essenza della persona. In Mistica, il tessuto è un telo argentato – un chiaro riferimento al mondo patinato e glamour ma, al contempo, una perfetta trasposizione fisica della dimensione pixelata attraverso la quale in rete si forma l’immagine – che interviene come maschera che camuffa le fragilità e fa emergere la reale essenza della persona. Il processo di frammentazione visiva dell’immagine, attuato attraverso il telo, diventa così atto di restituzione e di omaggio all’identità più pura e intima della persona, liberata dalla finzione e dalle sovrastrutture che la società impone. Come gli stessi artisti ci raccontano, il telo argentato «ci permette di dipingere l’immagine attraverso migliaia di pigmenti colorati che frammentano la finzione per far emergere il vero reale». Quello che rimane dietro al telo è soggetto alla caducità temporale ed è destinato ad essere dimenticato, mentre la nuova essenza dell’essere, che si manifesta attraverso questi pixel colorati che frammentano la finzione, è la nuova icona da riportare alla luce.
La complessità dell’essere umano è da J&PEG restituita attraverso un’esecuzione multilivello, che si avvale di media differenti, in un processo dal carattere fortemente performativo: ricerca e preparazione del setting, fotografia tradizionale di studio, proiezione dell’immagine su un telo manualmente modellato, fotografia dell’immagine scomposta e, infine, sovrapposizione dei due scatti ottenuti in queste fasi, attraverso la post-produzione, per arrivare all’opera finale. Una fotografia in esemplare unico, come unica è l’individualità dell’essere umano.
L’umanità è protagonista anche quando non è al centro dell’inquadratura, quando al suo posto è la “natura morta contemporanea” il soggetto degli accurati Still life del duo. La presenza umana si manifesta nella sua assenza, attraverso gli oggetti del suo quotidiano. Negli Still life, in particolare, il tessuto acquisisce una forma a canne d’organo che restituisce tridimensionalità all’oggetto.
Durante il lockdown si è ridefinito il rapporto con la casa e con gli oggetti che la caratterizzano, essi sono tornati ad avere una centralità in una quotidianità che la pandemia aveva privato della frenesia di cui tutti noi eravamo vittime. Questi oggetti – divenuti così strumenti di affezione ma anche di evasione da una forma di reclusione difficile da accettare – attraverso gli scatti di J&PEG acquisiscono un nuovo volto, da inanimati si personalizzano, nella loro interazione descrivono universi immaginari in cui la figura umana idealmente si compone nel paesaggio artificiale che essi delineano. Occhi differenti per delineare quei nuovi mondi di cui tutti noi abbiamo un gran bisogno. L’umanità si rivela nella sua massima intensità, restando fuori dall’inquadratura.