Elizabeth Aro // atelier aro

ELIZABETH ARO solo show
Inaugurazione 25 gennaio 2024, ore 18.00-21.00
Via Cervino 16 – 10155 Torino
La mostra sarà visitabile fino al 12 aprile 2024

 

Dopo aver messo al centro dell’ultima mostra Handle With Care la sua riserva d’arte – il proprio magazzino – Pietro Gagliardi, d’intesa con l’artista argentina Elizabeth Aro, presenta negli spazi di Via Cervino ATELIER ARO, una mostra ricca di opere inedite.

Chi ha dimestichezza con gli studio visit degli artisti sa che nessuna mostra può riproporre e trasmettere la freschezza che si coglie durante un incontro di artista nel suo studio. ATELIER ARO si propone di ribaltare questa idea ricreando in un contesto altro, rispetto allo studio dell’artista, la stessa spontaneità con cui si interagisce e si scoprono le opere nel suo laboratorio. 
Ho visto Elizabeth al lavoro alle prese con decine di metri di rami fogliati che avrebbero in seguito formato LABYRINTH – un’opera fra le più iconiche create dalla Aro su invito di Domenico Maria Papa, Direttore Artistico di Art Site Fest 2023 –. L’impressione che mi è rimasta è che fosse impossibile non perdersi fra centinaia di foglie, ritagliate e cucite a mano, con mano esperta, in un prezioso velluto liscio realizzato dalla maestria unica e storica di Redaelli 1893. Una materia, il velluto, che da sempre scatena e fertilizza la creatività dell’artista e che trasmette con naturalezza, prima allo sguardo e poi al tatto, l’idea di bellezza.
Dice la Aro: in molte civiltà il labirinto rappresenta l’itinerario che l’Io deve percorrere per raggiungere la saggezza, dopo aver superato una prova, come un rito di passaggio. L’uomo viene messo alla prova perché è l’immagine spaziale di una situazione in cui bisogna superare una prova rischiosa ed è il simbolo di una realtà della vita: ne puoi uscire vittorioso o sconfitto. 
Non resta che provare.

Visitando l’atelier di Elizabeth si può facilmente consolidare l’idea che fili, rocchetto, forbici, e velluti di pregio siano la tavolozza d’elezione con cui si esprime, ma è meglio non fermarsi alla prima impressione. Nella ricerca quotidiana, fotografia, video, pastello, matita, carboncino, sanguigna, vetro, incisione, e poi ancora parole – di altri –, tutto concorre a riempire la giornata di lavoro di Elizabeth, a far emergere un sentimento coeso, un pensiero unico e poliforme, un’esperienza etica in cui l’artista invita l’uomo a riflettersi.
Elizabeth usa le mani. I manufatti che riempiono gli anfratti del suo studio vengono da lei manipolati e rimanipolati, l’impressione che ne ricavi è che non siano mai ultimati, la realtà è che lei stessa è spettatrice dei suoi lavori, li indaga, li impregna col suo sguardo e con il suo contatto, alla fine ti offre di fare altrettanto. Così i suoi lavori diventano il tuo cibo o i tuoi vestiti e, anche tu, provi il brivido di essere autore.
Dal 25 gennaio e fino al 12 aprile, la possibilità di immergersi nell’opera di Elizabeth Aro attraverso un contatto non paludato e non stereotipato sarà un’esperienza coinvolgente. Da non perdere.

Elizabeth Aro è un’artista interdisciplinare argentina. Nata a Buenos Aires, si è laureata in pittura presso la Scuola Nazionale di Belle Arti Prilidiano Pueyrredón e frequentato storia dell’arte presso l’Universidad Nacional de las Artes (UNA). Ha vissuto in Spagna per quindici anni. Attualmente vive e lavora a Milano. Le sue opere sono in musei e spazi pubblici e privati in tutto il mondo. Aro utilizza il tessuto, quasi sempre velluto, per creare installazioni site-specific. La sua produzione si caratterizza anche di disegni, gouache e foto. Molte delle sue opere sono installazioni che modificano la percezione dello spazio da parte dello spettatore. L’artista ritiene che la rottura degli stereotipi di genere sia un importante passaggio culturale, così come lo è una maggiore consapevolezza dell’impatto dell’uomo sugli equilibri della Natura indagando anche temi legati alla formazione dell’identità e alla memoria. 

PAOLO BASSO // Mitosi n.20

In contemporanea alla mostra ARO ATELIER la galleria presenta un’installazione video di Paolo Basso: MITOSI N.20
Se in un quadro l’aspetto statico della cromia – dice Paolo Basso – sembra suggerire la fine del colore fra una pennellata e l’altra, nelle mitosi – in biologia riproduzione cellulare dove una cellula madre genera due cellule figlie – il colore non muore ma cambia forma, si riproduce senza avere continuità in un ciclo infinito in cui la staticità non esiste.
Paolo Basso (Cuneo 1982). Già tecnico di Laboratorio medico sanitario e musicista, Da alcuni anni si dedica alle arti visive dove con uno spirito da poeta-ricercatore fertilizza il suo talento con le esperienze passate fissando sempre più in là gli obiettivi di sperimentazione digitale.

 

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